Sono sempre stata affascinata dal passato.


Per me le persone del passato sono tutti un po’ eroi, un po’ personaggi di finzione, che hanno un compito, una missione più alta. Creare la storia.


Non hanno delle necessità banali, desideri sciocchi, capricci umani, pensieri legati alla corporeità. Sono nati in un luogo, vissuti in un altro, hanno combattuto questa o quella guerra.
Quando guardavo le foto sui libri di storia mi chiedevo, chissà cosa pensava in quel momento questa persona? Cosa provava in quel momento mentre succedevano quelle cose?
Mi hanno insegnato i fatti, ma non questo.
In più chi mai ha parlato dei signori nessuno, della gente comune?


Qualche curiosità sui personaggi famosi ce le possiamo togliere (Pascoli amava la campagna, il cavallo di Alessandro Magno si chiamava Bucefalo), ma nessuno sa nulla sulla gente normale. Possiamo solo romanzare, immaginare, farci aiutare dai nonni, la nostra memoria.
In particolare mi sono sempre fatta una domanda.


Nei momenti storici più importanti, quelli come me, i cittadini, come non hanno fatto a capire che sarebbe successa questa o quella tragedia?
Perchè non sono scappati?
Perchè non si sono nascosti?
Perchè nessuno ha alzato la voce?
Perchè nessuno ha fatto niente e ha lasciato che accadesse?
Perchè si sono fatti trasportare dalla corrente verso la rovina?


Ora finalmente capisco.
Avevano fiducia nel prossimo, nella politica, nelle istituzioni, nel loro vicino di casa, negli abitanti della loro città, del loro paese, del mondo a volte semplicemente avevano fiducia nel destino.
NON SE LO ASPETTAVANO.


Come noi quando arrivavano le notizie vaghe dalla Cina, c’è un influenza, molti morti.
Vabeh, le solite cose lontanissime, ne parlano per fare scalpore.
Figurati se arriva da noi.
Magari può anche arrivare, ma che sarà mai?
Poi le scuole chiuse, per una settimana dicevano.
Addirittura?
Ricordo che ho provato rabbia quando sono entrata nel mio ristorante cinese preferito sotto casa e l’ho visto vuoto.
Ma questi scemi cosa credono, che uno può essere contagioso solo in quanto cinese, quando magari non torna in Cina da decenni?
Milano non si ferma. Quanto ero fiera di quello slogan…
Ma a un certo punto qualcosa inizia a scricchiolare, e allora quei positivi Covid diventano sempre più vicini.
Un’ultima cena con gli amici, una domenica sera a parlare che d’ora in poi bisognerà stare più attenti.
A ridere della distanza di sicurezza assicurata dal grande tavolo in salotto.
Il giorno dopo tutto era cambiato. La quarantena era iniziata.
E ora capisco che forse i miei avi il giorno prima della guerra erano come me, al tavolo con gli amici, con la famiglia.


A pensare oggi è tutto così normale, non può capitare proprio a noi.

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